lunedì 1 agosto 2016

Recensione di "I Giorni dell'abbandono" di Elena Ferrante-Dolore e Delirio di una Perdita


Olga è una donna napoletana sposata da anni con Mario. Vivono a Torino insieme ai due figli e di Torino hanno interiorizzato i toni un po’ grigi.


Una sera, improvvisamente e inaspettatamente, Olga viene abbandonata dal marito rimanendo sola con i due figli ed il cane Otto. Ad Olga, Mario preferisce Carla, guarda caso una ragazza poco più che adolescente con cui da cinque anni mantiene viva una relazione. La ragione che Mario adduce per giustificare il suo gesto è – per dirla con le sue parole – “un vuoto di senso”. 

Olga, che qualche anno prima aveva già perdonato Mario per la sua scappatella con Carla (ragazzina allora quindicenne che prendeva da lui ripetizioni di chimica) non è soltanto disperata. E’ addirittura annichilita. Capisce soltanto in quel momento della sua vita la disperazione del dolore di una sua ex vicina di casa di Napoli che tutti chiamavano “la poverella”: una donna che per anni esibisce così platealmente il suo dolore con urla e pianti da risultare fastidiosa e tetra e che non riuscirà mai a riprendersi morendo suicida.
Come la poverella si chiede anche lei: 
"perché, cos'ha lei più di me…"
Passa i suoi giorni cercando di non soccombere, elencando mentalmente tutto quello che lui le doveva; e le doveva molto. Aveva messo da parte le sue aspirazioni per assecondare quelle del marito ed ora lui la lasciava portandosi via tutto quel tempo e quelle energie.
“Cancella i punti esclamativi. Lui è andato, tu resti. Non godrai più del lampo dei suoi occhi, delle parole, ma con questo? Organizza le difese, conserva la tua interezza, non farti rompere come un soprammobile, non sei un ninnolo, nessuna donna è un ninnolo.”
Olga analizza la sua disperazione per l’abbandono del marito sin nei minimi particolari fino a perdere il raziocinio e a cadere vittima di se stessa. Ma quando credi di averla perduta per sempre ecco che la sua dignità di donna riemerge e si riprende in mano la sua vita.
“Volevo cancellarmelo del tutto dal corpo, tirar via da me anche quei lati suoi che, per una sorta di pregiudizio positivo o connivenza, non ero mai stata capace di vedere. Gli tacqui che volevo sottrarmi dal risucchio della sua voce, delle sue formule verbali, dei suoi modi, del suo sentimento del mondo. Volevo essere io, se ancora quella formula aveva un senso. O almeno volevo vedere cosa restava di me, una volta tolto lui.”
Leggendo questo romanzo non si può evitare di soffrire con Olga: è impossibile. Quanto impossibile è evitare di cedere alla rabbia quando tocca i livelli più bassi di disattenzione e disistima lasciando i figli soli a raccogliere i cocci della sua vita. Malgrado questo però è un libro che si legge tutto d’un fiato e che consiglio a tutti di leggere perché, pur rischiando di cadere nella banalità, occorre rendersi conto che i veri perdenti in una relazione finita sono i figli.

BUONA LETTURA!

{I Giorni dell'Abbandono, Elena Ferrante, Edizione E/O, Pagine 213}

0 commenti:

Posta un commento

Powered by Blogger.