mercoledì 14 dicembre 2016

Recensione di: "Kitchen" di Banana Yoshimoto - Una garbata compostezza nel vivere il dolore

Questo breve romanzo di Banana Yoshimoto ha rappresentato per me la prima esperienza nel mondo della letteratura giapponese.


Veloce da leggere, é caratterizzato da uno stile semplice ed essenziale. Il costrutto è schietto, diretto e va dritto al punto. Senza giri di parole l'autrice tratta delle tematiche inusuali, se consideriamo che questo romanzo è stato scritto quando la Yoshimoto aveva soli ventiquattro anni: la morte e la crudele quanto irrimediabile perdita totale della famiglia.


Poche parole per descrivere la trama di questo delicatissimo romanzo: Mikage Sakurai è una giovane ragazza che viene allevata dalla nonna dopo aver perso entrambi i genitori. Quando, per il corso naturale delle cose perde anche la nonna, Mikage vegeta per diversi giorni nella cucina, luogo che ama più di ogni altro al mondo. Trascinandosi dietro quella vaga sonnolenza che accompagna la tristezza Mikage dice:
"stesi il futon nella cucina silenziosa e splendente. Dormii raggomitolata nella coperta di Linus, col ronzio del frigorifero che mi proteggeva da pensieri di solitudine. Così la notte se ne andò abbastanza tranquillamente, e venne il mattino. Volevo solo dormire alla luce delle stelle. Volevo svegliarmi nella luce del mattino."
La salvezza di Mikage arriva inaspettatamente qualche giorno dopo il funerale, quando alla porta di casa si presenta Yuichi Tanabe, suo compagno di università  e conoscente della nonna, che offre alla giovane ospitalità in casa sua. 

Spinta dalla disperazione della perdita e dalla solitudine che si sente addosso, Mikage accetta. E questa opportunità le regala, giorno dopo giorno, una famiglia che le restituisce il piacere di vivere la cucina, di nuovo abitata da persone care, di nuovo viva.
E' una famiglia inaspettata la sua, inventata e anticonvenzionale, data la storia personale della madre (o padre?) di Yuichi, ma calorosa presente e appagante. 

Almeno fino a quando la felicità dipinta in questo piccolo quadretto beato viene improvvisamente incrinata da un altro fatto tragico a cui Mikage dovrà far fronte. 

Essendo la morte e il dolore i perni su cui si erge questo romanzo, le emozioni che ne derivano sono tutt'altro che lievi e leggere. La lettura lascia un vago senso di malinconia e di tristezza che fatica a dissiparsi anche arrivati alla fine. I personaggi accettano il proprio destino senza esplosioni di sentimenti.

Ad una prima valutazione quindi, questo romanzo potrebbe sembrare freddo, apatico. Ma ritengo che non sia così; il romanzo riflette totalmente il contegno e l'educazione del Sol Levante. Un popolo dotato di un forte senso del pudore e di grande rispetto per il prossimo che mai si lascerebbe andare a manifestazioni intense delle proprie emozioni. 

Pertanto, chi volesse avvicinarsi alla lettura di questo romanzo dovrebbe sapere che non troverà il chiasso e le esplosioni di dolore tipicamente mediterranei, ma una elegante e soprattutto garbata compostezza del vivere, tipicamente orientale. 

In quest'ottica, credo che affronterò altre letture della Yoshimoto ed in generale della letteratura nipponica. 

Buona Lettura!

{Kitchen, Banana Yoshimoto, Feltrinelli, Pagine 156}

3 commenti:

  1. L'ho letto anch'io, qualche mese fa, reduce da una lettura inappagante e sofferente. Grazie a questo romanzo ho visto la Yoshimoto sotto una nuova luce, e devo dire che mi ha reso entusiasta perché i suoi romanzi pullulano di vita e profondità e possono anche far sorgere riflessioni profonde 😊

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  2. Si hai ragione. Anche a me è piaciuto. E poi ho scoperto un nuovo fione di letteratura.

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    1. Anche per me è stato così! E non ti nascondo che in futuro desidero approfondirne la conoscenza :)

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